Disastrologia Veterinaria
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La Centrale Elettronucleare del Garigliano e il rischio nucleare

Contributi

di Gennaro Forgione, Dirigente veterinario di sanità pubblica Asl Caserta.

La Centrale Elettronucleare del Garigliano di Sessa Aurunca è stata costruita in quattro anni (1959 – 1963) dalla SENN, Società Elettronucleare Nazionale, ed ha iniziato la produzione di energia elettrica nell’aprile del 1964. La centrale, appartiene alla prima generazione di impianti nucleari, con una potenza di produzione elettrica di 160 MWe. La Centrale era alimentata da un reattore ad acqua bollente con un combustibile costituito da biossido di uranio arricchito. Nel 1965 la proprietà della centrale è stata assunta da Enel. L’impianto è stato in funzione fino al 1978, anno in cui è stato fermato per manutenzione ed ha ottenuto nel 1985 la licenza ad esercire tutte le attività svolte a portare l’impianto  in condizione definite di “ custodia protettiva passiva “. Nel 1986 fu predisposto, pertanto, il Piano di emergenza esterna, con riferimento agli incidenti possibili in tale situazioni in particolare con i rischi relativi alla movimentazione del combustibile nucleare ( ancora in parte presente sull’impianto ) ed alla gestione dei rifiuti radioattivi.

Descrizione generale del sito: le caratteristiche oggetto di attenzione riguardano la demografia, le attività agricole e zootecniche, la climatologia, meteorologia, idrologia e la idrogeologia; la Centrale del Garigliano è situata nella valle del fiume Garigliano che segna il confine fra la provincia di Caserta e quella di Latina , nel Comune di Sessa Aurunca in provincia di Caserta a circa 7 Km dal mare Tirreno. La Centrale si estende su una superficie di circa 140 ettari.

Demografia: in prossimità dell’impianto e comunque a partire da pochi chilometri da esso vi sono già le prime abitazioni, considerando poi altri centri abitati in prossimità della centrale come la Frazione di Baia Domitia, San Castrese, Lauro  in provincia di ( CE ) , Scauri  e Marina di Minturno in prov. di  ( LT ). Attività agricola e zootecnica : entro il raggio di 2 Km vi sono in prevalenza le seguenti colture: grano, granoturco, ortaggi pescheti ed albicoccheti; vi è la presenza poi di allevamenti di ovini, bovini suini e bufalini.

Climatologia e meteorologia: i diversi studi meteorologici hanno messo in evidenza una criticità giornaliera associata al regime di brezza si di terra che di mare

Idrologia ed idrogeologia: le acque del fiume Garigliano alimentano una notevole rete di irrigazione con prelievo di due canali principali che derivano la loro portata a monte dell’impianto; sono presenti poi diversi pozzi  di cui i poderi sono dotati per irrigare colture ortive e serre.

Situazione Generale dell’impianto: la Centrale oggi è in fase di disattivazione, ferma ormai da oltre quindici anni, è totalmente priva di combustibili nucleari sia fresco che irraggiato con l’allontanamento di oltre il 99% della radioattività presente nell’impianto. Attualmente la Centrale opera in condizioni intrinsecamente sicura ed a rischio radiologico praticamente nullo. Sono state avviate tutte le operazioni di estrazione e condizionamento dei rifiuti solidi radioattivi ad alta attività proveniente dalle attività pregresse, per poi procedere alla estrazione dei rifiuti radioattivi a medio attività. Importante sottolineare che nell’area della Centrale si trova anche il Laboratorio controlli ambientali  che in caso di incidente è di supporto al Centro Operativo Interno.

Lo scarico nell’ambiente di effluenti radioattivi liquidi ed aeriformi in condizioni normali è regolamentato da apposite prescrizioni tecniche che limitano la quantità di scorie sacricabili nei diversi periodi dell’anno.. L’influenza sull’ambiente esterno, degli scarichi radiattivi viene controllata da una rete di sorveglianza ambientale gestita dalla SOGIN e sottoposta a controlli periodici dall’ISPRA con funzione di vigilanza.

Detta rete di sorveglianza ambientale consiste in un programma di prelievo ed analisi di matrici ambientali, relative al sito circostante l’impianto.

I rifiuti radioattivi solidi vengono stoccati nell’area della Centrale;

I rifiuti liquidi, costituiti da drenaggi e soluzioni provenienti da operazioni di decontaminazioni  e dal laboratorio avviene tramite immissione nel canale di restituzione dell’acqua di raffreddamento del condensatore previo campionamento di analisi radiochimica dei liquidi contenuti nei singoli serbatoi. Gli effluenti radioattivi aeriformi, costituita dal particolato contenuto nell’aria di ventilazione, viene smaltita in continuo tramite un camino previo sempre di un opportuno monitoraggio.

Incidenti di riferimento: con l’attuale stato di disattivazione dell’impianto sono stati presi in considerazione degli incidenti di riferimento. E’ stato considerato quale incidente di riferimento.  quello comportante il maggiore rischio di radioattività per l’ambiente esterno.

In particolare, gli incidenti di riferimento sono stati individuati  nei seguenti:

  1. Incidente di scarico di un serbatoio di stoccaggio;
  2. Incidente di rilascio radioattivo all’ambiente esterno mediante allagamento dei locali interrati;
  3. Incidente di rilascio radioattivo all’ambiente esterno a seguito di incendio;

I primi due sono da considerarsi come rilasci radioattivi liquidi, mentre quello di tipo C è un rilascio di liquido aeriforme.

Ad esempio, nel caso A, a causa di errori dell’operatore c’è il rischio di scarico diretto nel fiume dell’intero contenuto di un serbatoio con i derivanti rischi per tutto l’ambiente.

Scenario di un eventuale incidente nucleare: un incidente in una centrale nucleare ha un grosso impatto anche sull’ambiente. La zona contaminata si estende per diverse migliaia di chilometri quadrati. La contaminazione diminuisce sensibilmente con l’aumentare della distanza dalla centrale. Anche le acque sono contaminate e trasportano sostanze radioattive che si diluiscono con l’aumentare della distanza dall’impianto. A seconda della sostanza radioattiva liberata nell’ambiente, la contaminazione radioattiva diminuisce più o meno rapidamente. Anche la contaminazione del suolo si riduce già pochi giorni dopo il passaggio della nube. All’interno della zona contaminata, l’economia subisce un arresto temporaneo. Per l’agricoltura viene emanato un divieto di raccolto e di pascolo. Altri settori quali il turismo, l’industria alimentare e certe aziende di produzione sono gravemente colpiti a medio e lungo termine. Il valore degli immobili crolla poiché la decontaminazione delle aree residenziali è estremamente complessa e costosa.

Valutazione del rischio: sulla base delle prescrizioni di sicurezza vigenti in Italia, gli esperti stimano molto bassa la probabilità che si verifichi un incidente in una centrale nucleare, con emissione di una grossa quantità di radioattività. L’entità potenziale dei danni viene invece stimata molto elevata. Il danno totale monetizzato (ossia convertito in denaro per fini comparativi) dello scenario di riferimento si stima in diversi milioni di Euro. Nel rapporto sui rischi, l’entità dei danni per i pericoli analizzati è più elevato per gli scenari di terremoto o mancanza di elettricità. Per lo scenario d’incidente nucleare il valore di rischio è comparativamente più basso. Nei media e nelle discussioni politiche, questo rischio è invece percepito come molto più elevato.

Maggio 5, 2022/da Salvatore Medici
https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2022/05/centrale-nucleare-garigliano-1024x678-1.jpg 678 1024 Salvatore Medici https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2021/10/logo2.png Salvatore Medici2022-05-05 10:29:592022-05-05 10:29:59La Centrale Elettronucleare del Garigliano e il rischio nucleare

Il ruolo delle AASSLL nella prevenzione dei grandi rischi chimici

Contributi

di Arcangelo Saggese Tozzi.

Ogni prodotto in commercio contiene sostanze chimiche: il detersivo per la casa o per le strutture sanitarie, il capo d’abbigliamento, il biberon o il giocattolo del nostro bambino, il pendente di bigiotteria che portiamo al collo. Per questo i Regolamenti europei tendono a coinvolgere i lavoratori, le istituzioni, l’uomo comune e influenzano la qualità della vita e la salute dei cittadini.

La normativa europea in tema di sostanze chimiche è cambiata radicalmente con l’emanazione del Regolamento (CE) n. 1907/2006 (REACH) [Reg. CE 1907/2006], concernente la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, e del Regolamento (CE) n.1272/2008 (CLP) [Reg. CE 1272/2008] in ordine alla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele. La finalità principale dei due regolamenti è di assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell’ambiente, garantendo al contempo la libera circolazione delle sostanze nel mercato interno e rafforzando la  competitività e l’innovazione dell’industria chimica, oltre che promuovere metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali per la valutazione dei chemicals.

Il REACH si applica a tutte le sostanze chimiche: non solo a quelle utilizzate nell’industria, nei luoghi di lavoro, ma anche a quelle contenute nei prodotti di uso quotidiano che sono utilizzati, in modi e misure differenti dai consumatori. Con il REACH viene istituita l’agenzia Europea dei chemicals  presso cui  vanno registrate tutte le sostanze chimiche e il cui elenco è consultabile sul sito dell’Agenzia stessa. Altra peculiarità di questi Regolamenti (Reach e CLP) è la trasparenza e la divulgazione delle notizie mediante la tempestiva e regolare pubblicazione sul sito dell’Agenzia. Essi inoltre, con un effetto domino, hanno avuto importanti ricadute sulle normative a valle che riguardano i biocidi, i detergenti, il Testo Unico Ambiente o quello sulla sicurezza e sui rifiuti. Hanno avuto, inoltre, un effetto domino anche sulla Direttiva “Seveso III” per il controllo dei pericoli da incidenti rilevanti, connessi  all’utilizzo di sostanze pericolose”. Il 26 giugno 2015, con l’emanazione del decreto legislativo n° 105, l’Italia ha recepito tale direttiva 2012/18/UE (Dlgs105/2015 ).

La Seveso III stabilisce di orientare i processi decisionali in tema di contesto ambientale e di pianificazione territoriale, per tutelare la salute della collettività. In tal senso si inserisce la regolamentazione sopravvenuta con il REACH, sulle modalità di comunicazione delle sostanze  pericolose, attraverso l’etichetta e la scheda di sicurezza (SDS).  Riferendosi agli incidenti rilevanti o grandi rischi, la scheda di sicurezza  dovrà essere corredata  necessariamente con le indicazioni specifiche, sia procedurali che tecniche, volte a garantire la prevenzione e la protezione dai “grandi rischi”.

Tutto ciò ha una ricaduta anche a livello regionale e locale. Nell’ambito dei progetti regionali afferenti alle aree di interesse dei due regolamenti REACH/CLP. tra i vari  obiettivi  vi è quello preminente di realizzare programmi di controllo (da parte di Regioni e AASSLL) su sostanze chimiche/miscele pericolose per l’uomo e per l’ambiente e in tal senso particolare attenzione va rivolta ai possibili rischi, soprattutto ambientali, connessi ad aziende interessate dal  Dlgs105/2015 che ha recepito Seveso III. Il ruolo delle AASSLL, in tale norma, viene ribadito  dalla partecipazione dei suoi rappresentanti al Comitato tecnico regionale (Ctr).

In ordine alle Schede di sicurezza (SDS), il REACH stabilisce che le informazioni devono “…essere redatte in modo chiaro e conciso..” ed “….Il linguaggio utilizzato nella scheda di dati di sicurezza deve essere semplice, chiaro e preciso ..”,  e gli elementi dell’etichetta – art. 31 del CLP- siano riportati in modo “..chiaro e indelebile..” .

In questo panorama il mandato delle AASSLL (Servizi di Igiene Pubblica) è  quello di intercettare e monitorare con programmi e controlli appropriati,  possibilmente preventivi, il prevedibile  impatto dell’uso di sostanze chimiche pericolose (specie quelle altamente preoccupanti – SVHC) sulla collettività e sull’ambiente, promuovendo azioni correttive e mitiganti consapevolmente condivise e partecipate da cittadini informati.

Maggio 5, 2022/da Salvatore Medici
https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2022/05/chimica.jpg 720 1280 Salvatore Medici https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2021/10/logo2.png Salvatore Medici2022-05-05 10:15:302022-05-05 10:16:38Il ruolo delle AASSLL nella prevenzione dei grandi rischi chimici

Il Nuovo Codice di Protezione civile e gli animali

Contributi

di Marco Leonardi, medico veterinario.

Con il Decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018 è stata attuata la delega della Legge 30 del 16 marzo 2017 per il riordino della protezione civile. Tra le novità più evidenti introdotte dalla norma c’è l’inserimento del soccorso e dell’assistenza agli animali tra gli obiettivi del servizio nazionale della protezione civile. Per la prima volta, a livello mondiale, gli animali sono esplicitamente inseriti in una legge che riguarda la preparazione e la risposta a catastrofi naturali o di origine antropica.

Per i pochi che coltivano un po’ di memoria storica (grazie anche a presidi come il CERVENE) la relazione tra protezione civile ed animali non è esattamente una novità. A partire dall’esperienza del 1980, e anche senza andare lontano dal nostro Paese, sono numerose le esperienze di assistenza e soccorso agli animali in corso (o in previsione) di eventi calamitosi. Le attività di tutela della salute degli animali sono già parte integrante degli obiettivi della risposta sanitaria nelle emergenze non epidemiche, come sancito dal Decreto del Ministero dell’Interno del 2001, emanato d’intesa con il Ministero della salute e con le regioni, sull’organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi. La tutela del benessere degli animali è anche uno degli obiettivi del piano di settore elaborato nell’ambito della pianificazione nazionale delle aree vesuviana e flegrea.

Ciò premesso, sarebbe sbagliato derubricare la novità legislativa a mera formalizzazione di uno stato di fatto.

L’interesse per il destino degli animali nell’ambito di situazioni di crisi storicamente ha origine nella preoccupazione di salvaguardare una risorsa vitale per la vita delle comunità. L’eruzione del vulcano Laki, in Islanda, nel 1783-1784 provocò una tale mortalità tra il bestiame dell’isola, all’epoca poverissima e isolata, da scatenare una carestia che, secondo alcune stime, uccise un quarto della popolazione locale.

Con l’evoluzione della biologia e della medicina, ci si è preoccupati degli animali come possibile fonte di pericolo per la salute umana: le zoonosi e le malattie trasmesse attraverso gli alimenti di origine animale. Anche se non esiste una sistematica relazione tra i disastri naturali e l’incidenza delle malattie trasmissibili, le condizioni ambientali provocate da un evento calamitoso possono favorire la diffusione di alcuni microrganismi patogeni (anche zoonotici).

In tempi più recenti la società ha cominciato a prendere in considerazione il valore affettivo e sociale degli animali. Sono stati condotti degli studi sul contributo degli animali da affezione al rafforzamento della capacità di reagire alle conseguenze di un disastro. Inoltre, come nel caso dell’uragano Kathrina, negli Stati Uniti, si è visto che molte persone si rifiutano di lasciare l’area a rischio senza i propri “pet”, o addirittura ritornano indietro per recuperarli. Pertanto, se le condizioni lo consentono, ci si deve occupare anche degli animali (in questo caso, soprattutto animali da affezione). E, come già ricordato, nel nostro Paese, anche in situazioni di emergenza, questo viene fatto da quasi quaranta anni, e con risultati più che accettabili.

Perché allora il Decreto costituisce una novità? Perché la nuova normativa di protezione civile, di fatto, dice che agli animali si deve prestare soccorso, non perché ci nutrono, non perché ci fanno guadagnare, non perché ci fanno stare bene, e nemmeno perché li amiamo: li dobbiamo soccorrere in quanto ne hanno diritto. Del resto, sono trascorsi quasi quaranta anni dalla dichiarazione dei diritti dell’animale di Parigi. E più di dieci anni dalla firma del Trattato di Lisbona, che regola il funzionamento dell’Unione Europea e definisce gli animali “esseri senzienti”. Molte amministrazioni comunali utilizzano il termine “cittadini non umani” riferendosi alla fauna urbana, domestica e non. Al di là delle sfumature linguistiche, il senso è che gli animali sono portatori di diritti. Si tratta di un punto di arrivo di un’evoluzione culturale, ma anche di un punto di partenza. Si apre una grande prospettiva, ma anche una grande sfida. Non possiamo affrontare questa novità con gli strumenti di ieri.

Si può ipotizzare una lista dei temi sul tavolo, (vedi box a fianco) in ordine rigorosamente sparso, sulla base delle esperienze recenti e meno recenti:

  • attività di ricerca e soccorso degli animali;
  • gestione della fauna selvatica;
  • ricongiungimento degli animali dispersi con i proprietari;
  • assistenza agli animali da affezione nelle aree di accoglienza e, più in generale, nell’ambito delle attività di delocalizzazione della popolazione;
  • donazioni di alimenti e farmaci per animali;
  • assistenza zooiatrica nelle aree colpite da un disastro;
  • tutela del benessere degli animali da reddito in situazione di emergenza.

Probabilmente si tratta di una lista incompleta, ma essa rappresenta una sfida per il servizio veterinario pubblico, afflitto dal rischio di un forte ridimensionamento nei prossimi anni, e che anche per questa ragione non deve chiudersi nell’autoreferenzialità. È una sfida per gli ordini professionali, che non possono limitarsi a un ruolo di spettatori, ma devono essere parte attiva per la formazione e la promozione delle capacità in questo settore. È una sfida per le Università, che non possono continuare a ignorare il tema (con poche eccezioni) nella ricerca e nel percorso degli studi pre e post laurea.  È una sfida per le organizzazioni degli allevatori, che non possono solo rivendicare interventi “dopo”, ma devono essere attori protagonisti della prevenzione. È una sfida per le associazioni per la tutela degli animali, che non devono operare come controparte del servizio pubblico, ma invece partecipare al tavolo della pianificazione, nel rispetto delle diverse competenze e autonomie.

Dovranno essere affrontate questioni etiche, perché non siamo in grado di salvare tutti gli animali in tutte le circostanze. Dovranno essere affrontate questioni operative, perché le procedure esistenti non ci bastano. Dovranno essere affrontate questioni organizzative e finanziarie, perché non si possono fare le grandi riforme a costo zero.

Se avremo il coraggio di metterci tutti in discussione e di affrontare un accidentato ma necessario percorso di collaborazione, riusciremo effettivamente a costruire un “sistema”, parola abusata ma in questo caso adeguata. Allora, nessun obiettivo sarà irraggiungibile. E, come disse qualcuno, se una cosa si può sognare, si può anche realizzare.

Maggio 5, 2022/da Salvatore Medici
https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2022/05/DSC_0793_leggera.jpg 600 900 Salvatore Medici https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2021/10/logo2.png Salvatore Medici2022-05-05 10:09:252022-05-05 10:17:00Il Nuovo Codice di Protezione civile e gli animali

La mostra 1980/30 anni di medicina delle catastrofi.

Contributi, Mostre ed esposizioni

Realizzata per la prima volta a Pertosa, in occasione del trentennale del terremoto dell’Irpinia, nel dicembre del 2010, è stata successivamente proposta nel corso di numerose iniziative scientifiche, sia in Italia che all’estero (Cuba, Bielorussia).

La mostra vuole conservare la memoria del lavoro svolto dai veterinari nel corso delle numerose emergenze che hanno colpito l’Italia: terremoti, alluvioni e frane. Si prefigge inoltre di fornire un supporto tecnico alle attività di sanità pubblica veterinaria durante i disastri, rappresentando uno strumento dinamico, da integrare con futuri modelli operativi.

Il convegno tenuto a Pertosa nell’ambito delle iniziative per commemorare il trentennale del sisma del 23 novembre 1980 è stato un’occasione importante per fare il punto sullo stato della medicina veterinaria delle catastrofi, a trent’anni dalla prima esperienza strutturata di intervento veterinario in una catastrofe naturale.

La necessità di coordinare le risorse, le informazioni e gli interventi emersa nella gestione post-evento portò il Paese a percorrere un cammino virtuoso verso la costruzione di un moderno servizio di protezione civile.

Parallelamente, dall’esperienza del 1980 i servizi veterinari, e più in generale la professione veterinaria, hanno sviluppato esperienze e cultura nella risposta alle emergenze non epidemiche, anche in fase di pianificazione, esercitazione e formazione. In questi trent’anni l’attività di produzione di materiale tecnico e le iniziative di formazione del personale veterinario per la gestione delle emergenze non epidemiche ha vissuto un grande impulso, in ambito nazionale e internazionale. Tale attività ha portato all’emanazione della Circolare del 16 marzo 1992 dell’allora Ministero della Sanità, e alla pubblicazione delle linee guida approvate congiuntamente dal Dipartimento della protezione civile e dal Ministero della sanità nel 1998.

La peculiare collocazione dei servizi veterinari pubblici all’interno del più vasto contenitore della prevenzione e della sanità pubblica, chiama in causa questi servizi perché assicurino un livello sempre più elevato di risposta, integrata nel servizio nazionale di protezione civile, di cui sono parte come recita l’art. 11 della Legge n. 225 del 24 febbraio 1992.

L’esperienza successiva della gestione emergenziale al sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo ha riportato all’attenzione delle istituzioni, dei tecnici e dell’opinione pubblica il ruolo della medicina veterinaria nella gestione delle emergenze complesse.

La mostra è composta da decine di pannelli che qui abbiamo riprodotto in formato immagine.




 

DELIBERA_DELLA_GIUNTA_REGIONALE_DIP52_4_N_114_DEL_07_03_2017-2-1

Ottobre 7, 2021/da RIA_ncestaro
https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2021/10/demo1.jpg 1200 1600 RIA_ncestaro https://www.disastrologiaveterinaria.it/wp-content/uploads/2021/10/logo2.png RIA_ncestaro2021-10-07 10:15:112022-05-05 13:22:15La mostra 1980/30 anni di medicina delle catastrofi.
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